Nuova Sala delle Premiazioni della Fraglia della Vela di Riva del Garda

                                     

Un intervento architettonico sulla Fraglia della Vela di Riva del Garda non poteva essere ipotizzato prescindendo dall’unitarietà con la Spiaggia degli Olivi, in quanto parti organiche del complesso architettonico progettato da Giancarlo Maroni e inaugurato il 3 giugno 1934, alla presenza di Gabriele d’Annunzio, al quale si devono i nomi dei due edifici. Questi hanno avuto nel corso del tempo destini diversi: se da un lato la Spiaggia ha visto completamente trasformata la sua vocazione originaria di stabilimento balneare, la Fraglia invece ha mantenuto e sviluppato la sua destinazione d’uso, oggi quanto mai attiva. Per contro, se i caratteri architettonici originali della prima – riemersi con nitidezza a seguito del recente restauro – sono tuttora leggibili nella loro integrità, il disegno originario della seconda è stato più volte modificato nel corso del tempo. Ciò è avvenuto sia al suo interno sia mediante consistenti ampliamenti, realizzati a mano a mano che le esigenze gestionali ne richiedevano la realizzazione.

La situazione attuale vede pertanto la compresenza del nucleo originario, nella parte a Sud, e della successiva aggiunta a Nord di un volume parallelepipedo di un piano fuori terra, destinato a rimessa.In tempi successivi, per sopperire alla mancanza della sala coperta necessaria allo svolgimento delle attività del Circolo, la struttura precaria di un tendone era stata allestita sulla terrazza di copertura di questo volume.  Ciò aveva solo provvisoriamente e parzialmente risolto la carenza di tale spazio, in quanto la sala – priva di chiusure perimetrali – risultava agibile solamente nei momenti più favorevoli della stagione estiva ed in condizioni atmosferiche ottimali. Essendo l’attività della Fraglia estesa a tutto l’arco dell’anno, era quindi necessario consolidare quel volume precario mediante la realizzazione di una soluzione stabile e di adeguata qualità architettonica.

Sebbene l’intervento di progetto non abbia insistito sulla parte propriamente maroniana bensì sul volume di successivo ampliamento, si è ritenuto corretto considerare il fabbricato nella sua totalità, senza operare, nell’approccio metodologico, distinzioni qualitative fra le parti. Dunque, estendendo a tutto l’insieme il delicato tema dell’inserimento di nuovi elementi architettonici in un organismo dal carattere monumentale.

La successione di pilastri architravati è elemento ispiratore, strutturale ed espressivo nel progetto: dalla matrice dei pilastri strutturali esistenti, sottolineati dalla sporgenza dal filo delle murature perimetrali, si erge infatti, in luogo dei preesistenti pilastrini del parapetto, il nuovo ordine di elementi verticali, più esili, metallici. Essi sono congiunti mediante architravi della medesima sezione, a richiamare la logica maroniana. La difformità dell’interasse fra questi, anziché essere subita come “difetto”, rappresenta l’occasione per imprimere alla loro successione una suggestiva variazione ritmica,  nella quale alla precisa corrispondenza degli elementi strutturali si alterna la libera composizione dei vuoti fra questi, in una valenza espressiva che potremmo definire “maroniana” in senso contemporaneo.

La successione dei pilastri architravati delimita dunque e sottolinea il perimetro della terrazza. A questa si innesta una sequenza di lame orizzontali in acciaio che costituisce la struttura portante della sottile copertura al di sotto della quale è collocato il volume della sala, interamente vetrato.  I serramenti scorrevoli dal profilo minimizzato e con superficie leggermente specchiante a riflettere discretamente il paesaggio e rafforzare l’idea di “vuoto”, consentono la pressoché totale apertura dell’ambiente. Il volume è arretrato rispetto al filo della copertura, dando luogo a loggiati coperti che alludono alla distribuzione delle ali delle cabine della Spiaggia.

Il salone, dalla pavimentazione in legno, risulta completamente privo di elementi strutturali a vista. Un telo termoteso retroilluminato si estende per tutta l’ampiezza della sala garantendo un’illuminazione diffusa diurna con effetto “naturale” e, durante le ore serali, una luce soffusa di grande atmosfera. La matrice contemporanea dell’intervento è sottolineata, proprio nelle ore notturne, dal “foglio” luminoso che pare galleggiare sotto l’ampia e sottile copertura metallica. Si ottiene quindi, ancorché di dimensioni ragguardevoli e caratteristiche costruttive definitive, un intervento dotato di quella leggerezza e quel senso di “non costruito” che caratterizza il disegno del complesso monumentale maroniano.